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Inclusione Sociale: Una Ricchezza per Tutti

Inclusione sociale: una ricchezza per tutti

La diversità inclusiva dei lavoratori, i prodotti e servizi accessibili, l’accessibilità digitale e la lotta attiva alla discriminazione sono step necessari da intraprendere per un’azienda del XXI secolo.

Pavan, 37 anni, originario di Hyderabad, usa una carrozzina a rotelle elettrica per la sua mobilità quotidiana a Milano. Come lavoratore gli è capitato spesso di sentirsi escluso dal processo di selezione a causa della sua condizione, così come gli capita di non avere facile accesso ai servizi o ai prodotti al supermercato o in un hotel.

«Credo sia l’età», scherza quando parla dei rifiuti ai colloqui come informatico dopo pochi minuti di incontro. «Un musulmano, non giovanissimo, su una sedia a rotelle viene subito incasellato come non idoneo da risorse umane poco aperte mentalmente e affette da gravi preconcetti», racconta Pavan. «Per una persona come me è la quotidianità. Quando però trovo un’azienda che mi riconosce per quello che sono, un essere umano come tutti, offro subito fedeltà incondizionata come consumatore o lavoratore».

Per molte imprese l’inclusività sociale, al pari della circolarità, è oggi un valore primario. Dalla diversità inclusiva dei lavoratori ai prodotti e servizi accessibili, passando per l’accessibilità digitale, l’uso di linguaggio inclusivo e la lotta attiva alla discriminazione, sono step necessari da intraprendere per un’azienda del XXI secolo.

In Italia sono numerose le grandi imprese che hanno introdotto un piano per la diversità e l’inclusione. Enel ed Enel X hanno introdotto nel 2015 una Policy “Diversity and Inclusion” basata sui pilastri di età, nazionalità, disabilità e genere, per poi aggiungere nel 2021 l’accessibilità digitale a tutti i software e piattaforme.

Oggi questi valori fanno parte dei parametri con cui Enel X misura gli obiettivi da raggiungere nel suo Piano di Sostenibilità. Per le aziende che sapranno mettere in campo misure di inclusività sui prodotti (circolari) significa creare nuove opportunità di mercato. Solo le tecnologie assistive valgono 24 miliardi di euro, mentre sempre più prodotti e servizi che offrono accessibilità alla diversità o hanno una linea aperta alle differenze culturali (in quante pubblicità finalmente fanno la comparsa persone LGBTQ+ oppure con canoni corporei variegati!) stanno vedendo una rapida crescita.

A livello globale, la perdita di ricchezza del capitale umano dovuta alla sola disuguaglianza di genere è stimata in 160,2 trilioni di dollari. Inoltre solo il 10% di chi è disoccupato a 55 anni riesce a trovare lavoro, con danni importanti su famiglie e comunità. Capite dunque il valore umano ed economico della inclusione?

L’inclusività in azienda e nei prodotti

Nei prodotti, oltre il principio di circolarità, bisogna includere leve di usabilità, funzionalità, comprensibilità, disponibilità, accessibilità economica e comunicabilità per ideare soluzioni che vadano incontro ai bisogni delle persone con disabilità o in condizioni di vulnerabilità sociale o economica. Per fare ciò bisogna ottimizzare un approccio inclusivo per quello che i tecnici chiamano UX/IX, ovvero la user experience o interface experience, cioè come un utente usa un prodotto e l’interfaccia degli applicativi digitali.

Un importante progetto pensato per essere inclusivo per anziani e persone con abilità limitate è Homix, la soluzione di smart home di Enel X già in commercio. Homix rappresenta uno strumento volto a migliorare la qualità della vita all’interno della propria abitazione, consentendo una gestione della casa a 360°: dal termostato smart per la gestione efficiente della temperatura della casa, al controllo da remoto e vocale, fino alla sicurezza e illuminazione smart. Questa interfaccia smart home, di recente è stata arricchita per rendere la vita di anziani e persone fragili ancora più confortevole grazie all’integrazione con Homix Care, una piattaforma che aiuta le persone a prendersi cura dei propri cari e di se stessi. La piattaforma, al momento in fase demo, è stata testata in Lazio con un progetto cofinanziato con Lazio Innova spa, in un contesto di Ambient Assisted Living, ovvero le soluzioni di vita indipendente assistita. La piattaforma in questo modo è stata messa nella condizione di riconoscere una serie di attività svolte dall’utente e di situazioni critiche o comunque anomale, indirizzare eventuali stili di vita non idonei, coinvolgere in maniera attiva il caregiver/familiare.

Ma l’attenzione è anche al design dei luoghi di consumo e degli store. In quest’ottica Enel X ha realizzato pratiche di design inclusivo, accessibile e fruibile per tutti i clienti, incluse le persone in condizioni di vulnerabilità. I principi chiave si articolano secondo il principio “Design for the Common Good” e della “Catena dell’Accessibilità”. Per quanto riguarda il “Design for the Common Good” vengono offerti spunti per costruire edifici, oggetti di uso quotidiano, servizi (ma anche l’informazione) in modo che siano fruibili per l’uso nella società e capaci di dare risposta alla diversità umana e alla sua evoluzione. Il “Design for the Common Good”, evoluzione del concetto Design for All, guarda oggi a una progettazione che vuole affrontare il contesto ambientale e sistemico nel suo insieme e non solo nella soluzione del singolo problema. Pensiero sistemico che inevitabilmente è alla base anche dell’economia circolare e dunque ne include i precetti (rigenerazione, non creare danno, ridurre gli impatti dell’economia).

La “Catena dell’Accessibilità” è invece un insieme dei principi che applicati a uno spazio/situazione consentono all’utente, nel suo processo di interazione con l’ambiente, di avvicinarsi, accedere, utilizzare e comprendere lo spazio stesso con indipendenza, facilità e senza disturbi/interruzioni. Mettiamo ad esempio di dover progettare una stanza di hotel. Il progettista dovrà quindi verificare se ci sono accessi per sedie a rotelle elettriche, se ci sono parcheggi per persone con disabilità, se esiste un servizio di trasporto bagagli dalla stanza alla stazione, se non esistono barriere architettoniche con servizi interdipendenti con l’hotel (tour, servizi fieristici, eccetera). Non basta dunque pensare solo al proprio spazio ma all’interazione con la complessità funzionale dell’usabilità urbana.

Inclusione socio-culturale

Realizzare servizi efficaci richiede spesso la comprensione di dinamiche socio-culturali. Ad esempio in molti comuni, come quello di Milano, Bologna, Reggio Emilia o Torino, sono stati distribuiti pratici vademecum in lingua inglese, francese, spagnolo, arabo e cinese per fare la differenziata in modo corretto.

Nel mondo LGBTQ+ oltre che l’importanza di politiche di non discriminazione serve un ripensamento di spazi come bagni o spogliatoi. Per molte persone che non si identificano né vogliono identificarsi come maschi o femmine, o che in ogni caso vogliono rispetto della propria identità, l’introduzione di toilette gender neutral nei luoghi di lavoro e pubblici è una priorità. In tanti istituti superiori e università i bagni senza identificativo di genere sono già una realtà, mentre sul luogo del lavoro rimane una questione aperta.

Altrettanto importante è il riconoscimento di genere nei form e nelle applicazioni. Dovrebbe essere consuetudine la presenza di un’opzione “altro” rispetto a maschio/femmina. Negli Usa la neutralità di genere (X) è stata inserita sui passaporti solo nel 2021, mentre in Italia al momento rimane una chimera per tutte le persone non-binary.

Inclusione mobilità

Per progettare spazi usati per disabili è necessario seguire la normativa sulle barriere architettoniche (il D.P.R. n. 384 del 1978, e il D.P.R. n. 236 del 1989). Dalla disposizione degli arredi, le dimensioni degli spazi di deambulazione passando per l’altezza delle maniglie (o sistemi ottici di apertura), l’accessibilità ai bagni, le scrivanie, interruttori e molto altro. In particolare chi impiega sedie a ruote elettriche deve essere facilitato in ogni passaggio.

Sui mezzi pubblici purtroppo la mobilità inclusiva rimane ancora un grande ostacolo, dall’accessibilità di tante stazioni fino ad autobus che non sono predisposti per chi ha mobilità ridotta. Se vedete un’auto che ostacola la mobilità di una persona non esitate a chiamare la rimozione da parte dei vigili, che dovranno intervenire tempestivamente. Ognuno deve fare la sua parte e una lezione di inclusione ogni tanto non guasta!

ARTICOLO COPIATO DA: Inclusione sociale: una ricchezza per tutti | National Geographic