LEGGE 104:
Tutte le agevolazioni per i beneficiari della Legge 104: permessi, congedi, pensione, sussidi, agevolazioni fiscali e lavorative.
I benefici che spettano ai destinatari della legge 104, cioè gli aiuti che la normativa prevede per i disabili e i loro familiari, sono numerosi e operano in campi diversi: molte di queste agevolazioni, tra l’altro, sono poco conosciute.
Vediamo, in questa guida, tutte le agevolazioni previste dalla Legge 104, assieme agli altri benefici per chi è in possesso del riconoscimento di handicap, invalidità e non autosufficienza.
Ricordiamo che è considerata invalida la persona con capacità lavorativa ridotta: si parla di invalidità civile quando la riduzione riguarda la capacità di lavoro generica. In caso di riduzione della capacità lavorativa ordinaria (riferimento utile, ad esempio, in relazione all’assegno ordinario di invalidità), la valutazione è effettuata non solo sulla base dell’attività svolta in precedenza, ma di ogni altra occupazione che il lavoratore possa svolgere, in relazione alla sua età, capacità ed esperienza, senza esporre a ulteriore danno la propria salute.
In sostanza, ai fini dell’invalidità ordinaria si deve rilevare la residua capacità lavorativa in occupazione confacenti alle attitudini dell’interessato.
Per quanto riguarda l’invalidità specifica, si valuta la riduzione della capacità lavorativa relativa ad attività particolari (ad esempio, all’esercizio di una determinata professione).
L’handicap, invece, consiste nello svantaggio sociale derivante da un’infermità o da una menomazione: può essere non grave, in situazione di gravità o superiore ai 2/3.
La non autosufficienza, infine, consiste nell’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita o di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore.
Legge 104: chi sono i beneficiari?
La legge 104 [1] è la normativa quadro in materia di disabilità. Quando si parla di beneficiari della Legge 104 si intendono, generalmente, i portatori di handicap in situazione di gravità, oppure i lavoratori che assistono un familiare in queste condizioni. Sono comunque previste delle agevolazioni anche per i portatori di handicap non grave e per i portatori di handicap superiore ai 2/3. Ulteriori agevolazioni sono previste per gli invalidi: l’invalidità non deve essere confusa con l’handicap, in quanto, mentre quest’ultimo consiste in una condizione di svantaggio sociale, l’invalidità consiste in una riduzione della capacità lavorativa. La non autosufficienza è una condizione ancora differente: per soggetto non autosufficiente, in particolare, si intende chi è impossibilitato a compiere gli atti quotidiani della vita o chi non può camminare senza l’aiuto di un accompagnatore.
Vediamo le ipotesi in cui spettano i benefici della legge 104.
Permessi retribuiti per il lavoratore disabile
Il lavoratore maggiorenne disabile, ciascun mese, ha diritto alternativamente a permessi retribuiti di:
- 2 ore giornaliere (nell’ipotesi in cui l’orario sia almeno pari a 6 ore giornaliere);
- 3 giorni, continuativi o frazionati a ore.
Il tipo di permesso richiesto (giornaliero o orario) può essere cambiato dal lavoratore da un mese all’altro, modificando la domanda precedentemente presentata. La variazione può essere eccezionalmente consentita anche durante il mese, per esigenze improvvise e imprevedibili all’atto della richiesta dei permessi, che devono essere documentate dal lavoratore.
In caso di part-time verticale o misto, con attività lavorativa limitata ad alcuni giorni del mese, o in caso di riduzione dell’attività lavorativa coincidente con un periodo di integrazione salariale, il numero dei giorni di permesso spettanti deve essere ridimensionato in proporzione. Il risultato della proporzione viene arrotondato all’unità inferiore o a quella superiore, a seconda che la frazione sia fino allo 0,50 o superiore.
Se però il dipendente presta servizio per oltre la metà delle giornate lavorative settimanali, ad esempio se lavora almeno 4 giorni su 6, i 3 giorni di permesso Legge 104 spettano per intero.
Permessi retribuiti per i familiari del disabile
I permessi retribuiti non spettano solo al disabile, ma anche ai suoi familiari (e al convivente di fatto, come risultante dalla dichiarazione anagrafica al Comune di residenza), se sono lavoratori dipendenti.
I permessi possono essere accordati ad un unico lavoratore per assistere lo stesso disabile, il referente unico: il referente beneficia dei permessi mensili per tutti i mesi di assistenza alla persona con handicap grave.
Il diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza dello stesso disabile: questi deve dunque dichiarare all’Inps il lavoratore suo familiare prescelto, da cui vuole essere assistito. Se il disabile è assistito alternativamente, per periodi di tempo predeterminati, da parenti diversi (entro il 2° grado), ciascun avente diritto deve presentare, di volta in volta, la domanda per ottenere il riconoscimento dei permessi retribuiti legge 104.
Un’eccezione alla regola generale del “referente unico” è prevista nel caso dei genitori, che possono beneficiare alternativamente dei permessi per l’assistenza dello stesso figlio con handicap grave.
Il diritto ai permessi retribuiti è concesso anche se:
- nel nucleo familiare del disabile si trovano familiari conviventi non lavoratori idonei a prestare assistenza;
- sono presenti altre forme di assistenza pubblica o privata (ricorso alle strutture pubbliche, al cosiddetto “no profit” e al personale badante).
Come usare i permessi della legge 104
Spesso ci si chiede se il lavoratore che utilizza i permessi della legge 104 debba stare tutta la giornata o solo le ore lavorative presso il familiare con handicap. In generale la giurisprudenza sostiene che l’impiego per scopi personali della giornata di permesso retribuita costituisce un comportamento illegittimo che può essere configurabile come reato: quello di truffa ai danni dello Stato (difatti l’indennità per la giornata di riposo viene corrisposta dall’Inps e solo inizialmente anticipata dal datore di lavoro). Inoltre tale comportamento giustifica il licenziamento visto che il dipendente si macchia di una condotta infedele. Il datore potrebbe far pedinare il lavoratore, a tal proposito, e verificare se lo stesso sta usando i permessi della legge 104 per scopi personali o per assistere l’invalido.
Di recente però la Cassazione ha adottato un’interpretazione più larga. Secondo la Corte, poiché il lavoratore con la legge 104, durante il normale corso della settimana, alterna il lavoro all’assistenza, non trovando quindi spazi per le proprie necessità (fosse anche fare la spesa, comprare un vestito o incontrarsi con gli amici) è legittimo pensare che lo faccia durante i giorni di permesso in cui ha più tempo. Infatti la legge ha cancellato l’obbligo dell’assistenza continuativa. Ciò che però resta vietato è l’utilizzo dell’intera giornata per scopi personali come, ad esempio, per allungare il weekend e il ponte o fare gite con gli amici. In passato è stato ritenuto legittimo il licenziamento della lavoratrice sorpresa, in uno dei giorni di permesso con la legge 104, a partecipare a una serata in discoteca.
Una interessante sentenza della Cassazione [9] chiarisce se, per il lavoratore che usufruisce della legge 104, è risulti necessario stare in presenza del familiare disabile durante i giorni di permesso usufruibili per l’assistenza domiciliare. Per il lavoratore è possibile passare la giornata in casa propria, in attesa di un’eventuale chiamata del familiare? La Corte ritiene che il rimanere nella propria abitazione, a disposizione del familiare disabile, non configuri per il dipendente fruitore della legge 104 un abuso dei permessi. L’abuso della legge 104 scatta invece ogni qual volta si riscontri un’attività svolta nell’esclusivo interesse del lavoratore.
Quest’orientamento è stato confermato da una recente ordinanza della Cassazione [10], con cui la Suprema corte chiarisce che i permessi legge 104 non possono avere una funzione meramente compensativa delle energie impiegate dal dipendente per la regolare o quotidiana assistenza offerta al familiare portatore di handicap grave. Ne consegue che il comportamento del dipendente che utilizza i permessi per esigenze diverse integra l’abuso del diritto e viola i principi di correttezza e buona fede, sia nei confronti del datore di lavoro che dell’Inps, con possibili conseguenze disciplinari.
I permessi legge 104 possono invece essere utilizzati dal lavoratore dipendente disabile, in prima persona, anche per motivi di svago: in questo caso, l’esigenza non è difatti quella di assistenza del portatore di handicap, ma la tutela della salute personale, intesa come integrità psicofisica [11].
Domanda Legge 104
Per ottenere le agevolazioni collegate alla Legge 104 è prima necessario il riconoscimento dello stato di disabilità. Per domandarne il riconoscimento, dopo aver ottenuto il certificato medico dal proprio medico curante, si deve inoltrare, tramite il sito dell’Inps, il contact center Inps Inail, o mediante Patronato, la domanda di accertamento dei requisiti sanitari.
L’accertamento medico potrà, poi, consentire l’accesso non solo ai benefici legati alla Legge 104, ma anche a quelli connessi alla non autosufficienza, all’invalidità civile, cecità, sordità, etc. La procedura, dunque, è unica sia per l’handicap che per l’invalidità, anche se le due condizioni danno diritto a benefici differenti.
Come viene accertata la disabilità?
Lo stato di gravità della minorazione è accertato da un’apposita commissione medica Asl, che deve pronunciarsi entro 90 giorni dalla data di presentazione della relativa domanda.
Se la commissione non si pronuncia entro 45 giorni dalla presentazione della domanda, l’accertamento è provvisoriamente effettuato da un medico specialista nella patologia denunciata, in servizio presso l’Asl da cui è assistito l’interessato. L’accertamento provvisorio è efficace fino all’emissione dell’accertamento definitivo della commissione.
Inoltre, su richiesta motivata dell’interessato, la commissione medica può rilasciare un certificato provvisorio al termine della visita, efficace fino all’emissione dell’accertamento definitivo.
Nel caso di disabili affetti da sindrome di down, l’accertamento della gravità della disabilità è effettuato dal medico curante previa richiesta di presentazione del cariotipo, cioè del patrimonio cromosomico di un organismo.
La certificazione provvisoria è utile per beneficiare:
- dei 3 giorni di permesso mensile retribuito per assistere i disabili gravi;
- del prolungamento del congedo parentale fino al 3° anno di vita del bambino, portatore di handicap grave;
- delle 2 ore di permesso giornaliero retribuito fino al 3° anno di vita del bambino, portatore di handicap grave (in alternativa al prolungamento del congedo parentale);
- del congedo straordinario biennale retribuito per assistere i disabili gravi.
Permessi retribuiti Legge 104
Come abbiamo visto, il lavoratore che assiste un figlio o un familiare (coniuge, affine o parente entro il 2° grado, eccezionalmente entro il 3° grado) con handicap grave ha diritto a 3 giorni di permesso retribuito mensile.
L’assistenza al portatore di handicap, perché siano concessi i permessi retribuiti, deve essere continuativa: questo non comporta necessariamente la convivenza tra il lavoratore ed il disabile, secondo un noto interpello del Ministero del Lavoro [2]. Ciò che interessa è che sia presente un’assistenza sistematica ed adeguata: in base a ciò, è possibile chiedere i permessi presentando un programma delle modalità di assistenza. Sulla congruità medico-legale del programma deve esprimersi il dirigente del centro medico legale della sede Inps competente .
In caso di ricovero ospedaliero, si possono fruire i permessi se:
- è richiesta l’assistenza da parte di un familiare;
- il disabile è in stato vegetativo persistente;
- il disabile ha una prognosi infausta a breve termine.
- il disabile deve uscire dalla struttura per visite specialistiche e terapie.
Anche il lavoratore portatore di handicap grave, come già esposto, ha diritto agli stessi permessi lavorativi. Il permesso può essere anche frazionato ad ore (2 ore al giorno) ed è necessaria, in tutti i casi, la certificazione specifica di handicap grave, rilasciata dall’apposita commissione medica Asl (integrata da un medico dell’Inps), per poterne fruire.
I permessi per l’assistenza del disabile sono retribuiti dall’Inps, ma anticipati dal datore di lavoro, che provvede poi al recupero in sede di denuncia mensile Uniemens.
Per ottenerli è necessario inviare un’apposita domanda all’Inps ed al datore di lavoro.
L’azienda non può rifiutare la concessione dei permessi, ma può richiederne la programmazione, se:
- il lavoratore può individuare in anticipo le giornate di assenza;
- non è pregiudicato il diritto dell’invalido all’effettiva assistenza;
- la programmazione è condivisa con lavoratori e rappresentanze sindacali.
Ad ogni modo, il lavoratore può sempre spostare unilateralmente i permessi, perché l’interesse di assistenza e tutela del disabile prevale sulle esigenze organizzative aziendali.
I giorni di permesso della legge 104 spettano ai familiari non conviventi?
Secondo quanto disposto dalla legge 104 i beneficiari dei permessi retribuiti per l’assistenza del portatore di handicap grave sono il coniuge, gli affini, i parenti entro il secondo grado, o entro il terzo grado a determinate condizioni di legge. La legge, come anticipato, esclude la convivenza tra i presupposti necessari per la concessione dei benefici . Ciò vuol dire che il diritto ad ottenere i permessi retribuiti è riconosciuto anche se gli affini ed i parenti non abitano con il disabile che deve ricevere assistenza.
Al partner convivente spettano i giorni di permesso della legge 104?
In passato, se il disabile aveva un rapporto di convivenza more uxorio (ossia una famiglia di fatto), per il fatto di non essere legato da vincolo matrimoniale, restava sprovvisto di tutela, anche nel caso in cui non esistessero altri familiari disponibili all’assistenza. La legge escludeva, difatti, il convivente more uxorio dall’elenco dei soggetti beneficiari dei permessi retribuiti legge 104 per l’assistenza, privando così i soggetti portatori di handicap grave interessati a ricevere assistenza da persone cui sono legate da un rapporto stabile e certo della tutela garantita dalla costituzione. Dal 2016, grazie a una nota sentenza della Corte Costituzionale, non è più così: secondo la Consulta, difatti, la Legge 104 , non prevedendo la concessione dei permessi retribuiti al convivente del disabile, viola la Costituzione per irragionevolezza e viola il diritto alla salute psico-fisica del disabile grave sia come singolo che nella società .
La Corte costituzionale, riconoscendo il ruolo del convivente nell’assistenza al portatore di handicap grave, lo ha dunque equiparato a quello del gruppo di soggetti che, in via prioritaria, possono fruire dei permessi, cioè coniuge, parenti e affini entro il secondo grado.
Bisogna aver firmato un patto di convivenza per aver diritto ai permessi Legge 104? No, è necessario soltanto che la convivenza risulti dall’apposita dichiarazione di residenza all’anagrafe del proprio Comune, come chiarito dall’Inps [6].
Al partner dell’unione civile spettano i giorni di permesso della legge 104?
Il lavoratore parte dell’unione civile, essendo equiparato al coniuge, ha diritto ai permessi retribuiti mensili per l’assistenza del partner disabile grave, come se fosse il marito, o la moglie, dell’assistito.
In attuazione delle nuove previsioni, la procedura online dell’Inps per l’invio della domanda dei permessi Legge 104 è stata recentemente implementata, per consentire anche agli uniti civilmente di inviare la domanda.
Attenzione, però: tra la parte dell’unione civile ed i familiari dell’altra parte non si creano vincoli di affinità, come specificato dall’Inps [6]: non è dunque possibile chiedere i permessi Legge 104, né il congedo straordinario, per assistere i parenti del partner
Permessi legge 104 per il lavoratore in smart working
L’Ispettorato nazionale del lavoro, con nota 7152/2021, ha chiarito che i permessi legge 104 per assistere disabili possono essere fruiti a ore anche durante lo smart working. L’Ispettorato precisa che, pur non prevedendo il lavoro agile vincoli di orario e permettendo, almeno teoricamente, la conciliazione vita-lavoro, il lavoratore può chiedere la fruizione oraria dei permessi se ritiene le esigenze alla base dei permessi legge 104 (cioè la cura e l’assistenza del disabile) non compatibili con la propria organizzazione in modalità agile.
Qualora l’interessato ritenga invece che le esigenze possano essere soddisfatte organizzando diversamente l’attività lavorativa, secondo l’Ispettorato non risulta necessario ricorrere ai permessi orari legge 104.
Permessi Legge 104 per Coronavirus
In relazione ai lavoratori che assistono un familiare con handicap riconosciuto in situazione di gravità, ed ai lavoratori portatori di handicap grave, il decreto Cura Italia [7] riconosce poi la possibilità di incrementare il numero di giorni di permessi retribuiti.
L’incremento è pari a ulteriori complessive 12 giornate, usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020.
In sostanza, i lavoratori aventi diritto ai permessi in questione possono godere, in aggiunta ai tre giorni mensili già previsti dalla Legge 104 (3 per il mese di marzo e 3 per il mese di aprile), di ulteriori 12 giornate lavorative da fruire complessivamente nell’arco dei predetti 2 mesi, quindi di 18 giornate complessive.
I 12 giorni possono essere fruiti anche consecutivamente nel corso di un solo mese, ferma restando la fruizione mensile dei tre giorni ordinariamente previsti.
Le 12 giornate, così come i 3 giorni di permesso ordinariamente previsti, possono essere fruiti anche frazionandoli a ore.
Ai fini della divisibilità in ore delle ulteriori 12 giornate di permesso, restano validi gli ordinari algoritmi di calcolo per la quantificazione del massimale orario:
- lavoro a tempo pieno:
- (orario di lavoro medio settimanale/numero medio dei giorni lavorativi settimanali) x 12 = ore mensili fruibili;
- part time (orizzontale, verticale o misto):
- (orario medio settimanale teoricamente eseguibile dal lavoratore part time/numero medio dei giorni -o turni- lavorativi settimanali previsti per il tempo pieno) X 12.
La formula di calcolo da applicare ai fini del riproporzionamento delle ulteriori 12 giornate di permesso previste dal decreto è:
- lavoro Part-time
- (orario medio settimanale teoricamente eseguibile dal lavoratore part time/orario medio settimanale teoricamente eseguibile a tempo pieno) X 12.
Il riproporzionamento non deve essere effettuato in caso di part-time orizzontale.
È consentito cumulare più permessi in capo allo stesso lavoratore [8].
Di conseguenza, se il lavoratore assiste più familiari disabili può sommare, per i mesi di marzo e aprile 2020, per ciascun soggetto assistito, oltre ai 3 giorni di permesso mensile ordinariamente previsti, gli ulteriori 12 giorni previsti dal congedo straordinario.
Analogamente, il lavoratore disabile che assiste un altro familiare disabile può cumulare, per i mesi di marzo e aprile 2020, i permessi a lui complessivamente spettanti (3+3+12) con lo stesso numero di giorni di permesso fruibili per l’assistenza all’altro familiare disabile (3+3+12).
Il DL rilancio, per i lavoratori che assistono un familiare disabile, offre la possibilità di fruire di 12 giornate complessive di permessi legge 104 nei mesi di maggio e giugno 2020.
Congedo retribuito di due anni
Chi assiste un familiare convivente con handicap grave certificato ha diritto a un congedo straordinario retribuito, della durata massima di 2 anni nell’arco della vita lavorativa: è possibile assentarsi anche in maniera frazionata, ma la frazionabilità è soltanto giornaliera e non oraria.
Il beneficio spetta, nell’ordine: al coniuge che convive col lavoratore, ai genitori, ai figli conviventi, ai fratelli ed alle sorelle conviventi e, in mancanza, ad altri parenti o affini fino al terzo grado; è indispensabile, al contrario di quanto avviene per i permessi retribuiti, la convivenza col soggetto disabile.
I due anni di congedo straordinario sono da intendersi come massimo utilizzabile, per ciascun dipendente, nell’intero arco della vita lavorativa. Pertanto, se vi sono più familiari per i quali si possa fruire del congedo, in ogni caso non è possibile superare i due anni totali, comprensivi di tutte le assenze inerenti ogni assistito.
Nel computo del limite dei 2 anni rientrano anche le giornate festive e non lavorative ricomprese tra le giornate di assenza.
La domanda per il congedo straordinario consiste in un’autocertificazione, accompagnata dal certificato di handicap grave; deve essere presentata al proprio dirigente o alla propria amministrazione, se si lavora per un ente pubblico. I dipendenti privati, invece, devono inoltrare la domanda direttamente all’Inps: dopo che l’Istituto verifica la correttezza formale e accoglie l’istanza, devono effettuare la richiesta al proprio datore di lavoro.
L’indennità per il congedo straordinario corrisponde alle voci fisse e continuative dell’ultima retribuzione, sino ad un massimo di circa 48mila euro annuali (cifra rivalutata periodicamente); si ha diritto, inoltre, alla contribuzione figurativa.
Per il 2020 l’importo complessivo annuo è pari a 48.738 euro, l’indennità annua e la retribuzione figurativa massima annua sono pari a 36.645,11 euro e i contributi figurativi massimi ammontano a 12.092,89 euro.
Il congedo legge 104 spetta se non si convive col genitore?
La Corte Costituzionale, con una recente sentenza [4], consente anche al figlio non convivente al momento della domanda la possibilità di fruire del congedo straordinario legge 104, ossia del congedo, pari a un massimo di 2 anni nella vita lavorativa, per assistere familiari disabili.
In particolare, la Corte ha dichiarato la parziale incostituzionalità del testo unico maternità-paternità [5], nella parte in cui non elenca tra i beneficiari del congedo straordinario il figlio che, al momento della presentazione della richiesta, ancora non convive con il genitore con handicap grave, se instaura la convivenza successivamente, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente, del padre e della madre, anche adottivi, dei figli conviventi, dei fratelli e delle sorelle conviventi, dei parenti o affini entro il terzo grado conviventi, legittimati a richiedere il beneficio in via prioritaria secondo l’ordine determinato dalla legge.
Congedo legge 104 casi particolari: disoccupazione, contratto a termine e cassaintegrazione
Il congedo straordinario legge 104 può essere fruito solo se sussiste un rapporto di lavoro attivo in corso: niente congedo, dunque, per i disoccupati, anche se beneficiari di un’indennità di disoccupazione. Il congedo non spetta, inoltre, dopo la scadenza del termine del contratto. Particolari disposizioni sono previste in caso di cassaintegrazione, differenti a seconda delle ipotesi (cig a zero ore o ad orario ridotto). Per approfondire: Congedo straordinario, disoccupazione o cassaintegrazione.
Indennità congedo straordinario legge 104
Gli importi massimi dell’indennità 2020 – 2021 e della contribuzione per congedo straordinario (che per i dipendenti pubblici – o regime ex Inpdap – non è figurativa) sono:
- 36.645,11 mila euro, per l’indennità annua e per la retribuzione figurativa massima annua;
- 12.092,89 euro, quali contributi figurativi annui (questo valore- inteso come contribuzione figurativa- opera con riferimento ai dipendenti del settore privato, in quanto i lavoratori ex Inpdap hanno diritto all’accredito della contribuzione da parte dell’amministrazione/ datore di lavoro – salvo gli optanti);
- 48.738 euro, quale importo complessivo annuo (questo valore opera anche con riferimento ai dipendenti pubblici).
Prolungamento del congedo parentale
Il lavoratore, secondo la Legge 104, può fruire di 2 ore di permesso giornaliero indennizzato per assistere il figlio disabile (portatore di handicap grave), oppure di 3 giorni mensili di permesso retribuito.
Se il figlio disabile è minore di 12 anni, però, può fruire del prolungamento del congedo parentale sino a un massimo di 3 anni, o di riposi alternativi al prolungamento.
Le ultime due agevolazioni non possono essere cumulate col congedo parentale orario.
Diritto alla scelta della sede
Il dipendente portatore di handicap grave, beneficiario di Legge 104, o che assiste un parente in possesso del medesimo stato, ha il diritto di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio, a meno che non sussistano ragioni contrarie motivate dall’azienda. Più che di un diritto, in questi casi parliamo di interesse legittimo.
È differente la situazione dei dipendenti pubblici: in particolare, i lavoratori della P.A. che sono in possesso di un’invalidità superiore a 2/3 hanno il diritto di scelta prioritaria tra le sedi disponibili.
Rifiuto al trasferimento
Il portatore di handicap grave, o il lavoratore che assiste un familiare nella stessa condizione, non può essere trasferito in altra sede dall’azienda contro la sua volontà, a prescindere dall’esistenza di ragioni valide e motivate dall’azienda: in tale situazione, difatti, si configura un vero e proprio diritto soggettivo in capo al dipendente.
Rifiuto di prestare lavoro notturno
Il lavoratore che assiste un beneficiario di Legge 104, cioè che assiste o ha a proprio carico un soggetto portatore di handicap grave, non può essere adibito dall’azienda al lavoro notturno contro la sua volontà.
Rifiuto di prestare lavoro domenicale o festivo
La legge non prevede espressamente, per i portatori di handicap grave o per i familiari che li assistono, la possibilità di rifiutarsi di prestare lavoro festivo o domenicale. Prevedono questa possibilità, tuttavia, alcuni contratti collettivi, come il CCNL Commercio e Terziario, nel quale è stabilito che i portatori di handicap grave beneficiari di Legge 104, nonché i familiari conviventi che li assistono, possono legittimamente rifiutarsi di lavorare la domenica e nei festivi.
Contributi figurativi aggiuntivi per invalidi
Il possesso di handicap, a prescindere dalla gravità, non dà diritto a particolari agevolazioni previdenziali. Queste, infatti, sono dovute in base all’invalidità, cioè alla riduzione della capacità lavorativa. In particolare, il lavoratore con invalidità sopra il 74% ha diritto, a partire dalla data di riconoscimento di tale percentuale di riduzione della capacità lavorativa, a 2 mesi l’anno di contributi figurativi, che si aggiungono alla contribuzione versata per raggiungere prima la pensione. In questo modo, è possibile anticipare la pensione sino a 5 anni.
Contributi figurativi per lavoratrici con figli disabili
La madre lavoratrice priva di versamenti Inps al 31 dicembre 1995 ha diritto all’accredito dei contributi figurativi nella misura di 25 giorni all’anno, sino a un massimo di 24 mesi nell’arco della vita lavorativa, per l’assistenza ai figli minori di sei anni, se portatori di handicap in situazione di gravità ai sensi della Legge 104.
Pensione anticipata
I lavoratori invalidi dall’80% in su hanno anche diritto di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata, ossia con 61 anni di età per gli uomini e 56 anni per le donne (e 20 anni di contributi). Si applica, a questi requisiti, l’attesa di un periodo di finestra pari a 12 mesi dalla maturazione dei requisiti alla liquidazione della pensione.
Assegno ordinario d’invalidità
L’assegno ordinario d’invalidità è riconosciuto a prescindere dal possesso di handicap, per i soggetti con riduzione della capacità lavorativa superiore a 2/3. Sono necessari 5 anni di contributi versati, di cui 3 nell’ultimo quinquennio e sono previsti di limiti di cumulo tra assegno e altri redditi.
In particolare, la normativa prevede una riduzione:
- del 25% se il reddito totale supera quattro volte il trattamento minimo;
- del 50% se il reddito totale supera cinque volte il trattamento minimo;
L’assegno può poi subire una seconda riduzione, nel caso in cui resti superiore al trattamento minimo.
Quando l’assegno d’invalidità è trasformato in pensione di vecchiaia, al compimento dell’età pensionabile, diviene pienamente cumulabile con tali redditi; inoltre, cadono tutti i limiti al cumulo dei redditi in presenza di almeno 40 anni di contributi.
L’assegno ordinario d’invalidità è compatibile con l’attività lavorativa, ma non è compatibile col trattamento di disoccupazione: in questo caso, è possibile optare per l’indennità più favorevole.
Pensione d’invalidità civile
La pensione d’invalidità, o assegno d’invalidità civile, è una prestazione assistenziale, dunque spetta a prescindere dal versamento di contributi; la prestazione non è collegata al possesso di handicap, ma è necessaria un’invalidità riconosciuta almeno pari al 74%. Per ottenere l’assegno, che ammonta a 287,09 euro mensili, il reddito posseduto non deve essere superiore a 4.931,29 euro, per l’anno 2021.
Il sussidio è compatibile sia con l’attività lavorativa che con la disoccupazione, ma è incompatibile con qualsiasi pensione diretta d’invalidità e con tutte le prestazioni pensionistiche d’invalidità per causa di guerra, di lavoro o di servizio, comprese le rendite Inail. L’interessato può comunque optare per il trattamento più favorevole.
Pensione d’inabilità al lavoro
La pensione d’inabilità al lavoro è anch’essa indipendente dal possesso di handicap, in quanto spetta in presenza di un’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi lavoro; trattandosi di una prestazione di previdenza e non i assistenza, sono però necessari i seguenti requisiti contributivi: 5 anni di contributi di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio. La pensione è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa, dipendente, parasubordinata o autonoma.
L’ammontare della pensione di inabilità risulta dalla somma:
- dell’importo dell’assegno di invalidità (che si calcola in proporzione ai contributi versati, col metodo retributivo sino al 2011, misto o contributivo, a seconda dell’anzianità assicurativa), non integrato al trattamento minimo;
- della maggiorazione, pari agli anni di contribuzione compresi tra la decorrenza della pensione di inabilità ed il compimento dei 60 anni di età (in pratica, la pensione è pari a quella che il lavoratore avrebbe avuto una volta raggiunti 60 anni di età, sino a un massimo di 40 anni di contribuzione).
- I dipendenti pubblici hanno diritto a differente tipologia di pensione d’inabilità se, in sede di accertamenti sanitari, viene riscontrata l’inabilità per assoluta e permanente impossibilità a svolgere le proprie mansioni lavorative o a proficuo lavoro.
Pensione per invalidi civili totali
La pensione d’inabilità per invalidi civili totali (soggetti con riconosciuta invalidità totale e permanente del 100%) è un assegno dovuto ai disabili di età tra i 18 e i 67 anni in situazione di bisogno economico.
L’emolumento, che ammonta a 287,09 euro mensili, è una prestazione assistenziale, dunque la provvidenza è dovuta indipendentemente dal versamento di contributi, ma è soggetta al limite di reddito annuale di 16.982,49 euro (valido per l’anno 2020-21).
L’importo della pensione d’inabilità civile può beneficiare dell’incremento al milione, per gli inabili maggiorenni.
In particolare, è garantito, a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano di redditi su base annua pari o superiori a 8.469,63 euro annui, un assegno pari a 651,51 euro mensili (i valori esposti si riferiscono agli adeguamenti 2020-21). A coloro il cui reddito annuo risulta nella fascia tra 8.469,63 e 16.982,49 euro è garantita comunque la pensione d’inabilità civile da 287,09 euro.
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Indennità di accompagnamento
L’indennità di accompagnamento è un trattamento che spetta agli invalidi civili totali non in grado di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore o non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.
Tale indennità non è incompatibile con l’attività lavorativa (poiché l’impossibilità di lavorare si determina soltanto in presenza dello status di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa), né con la percezione di altri redditi.
L’importo mensile spettante è pari a 520,29 euro, e l’importo annuale è pari a 6.243,48 euro (i valori si riferiscono all’anno 2020- 2021).
Assegno di cura
L’assegno di cura per anziani disabili è un sussidio, riconosciuto dalla Regione o dal Comune, finalizzato all’assistenza dei familiari ultrasessantacinquenni bisognosi di un aiuto per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti propri dell’età.
Quest’agevolazione può essere riconosciuta sia all’anziano interessato, ad esempio per la remunerazione della badante con la quale abbia stipulato regolare contratto, che a favore dei familiari che eventualmente lo assistono.
I requisiti per il sussidio ed il suo ammontare variano in base alla normativa locale. Per approfondire: Assegno di cura.
Collocamento mirato
I lavoratori con invalidità civile superiore al 45%, a prescindere dal possesso di handicap, hanno diritto al collocamento mirato, cioè ad accedere ai servizi di sostegno dedicati, e ad iscriversi alle liste speciali, secondo quanto previsto dalla Legge 68 [3].
Inoltre possono essere computati nelle quote di riserva dell’azienda.
Hanno gli stessi diritti anche gli invalidi di guerra, del lavoro e per cause di servizio con percentuale sopra il 33%, con minorazioni ascritte dalla prima all’ottava categoria.
Agevolazione Legge 104 per l’acquisto di veicoli
Per quanto riguarda l’acquisto dell’auto da parte di un soggetto disabile, la normativa prevede 4 tipologie di benefici, tra loro cumulabili:
- detrazione Irpef pari al 19% del costo del veicolo ( in pratica, se il costo del veicolo è pari a 10mila euro, si possono togliere 1.900 euro dalle imposte); la detrazione, che va indicata nella dichiarazione dei redditi, può essere effettuata in un’unica soluzione o in 4 quote; la spesa massima consentita è di 18.075,99 euro;
- pagamento dell’Iva sull’acquisto del veicolo in misura ridotta, pari al 4%;
- esenzione dal bollo auto (si tratta di un’esenzione perpetua, non limitata alle prime annualità);
- esonero dal pagamento dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.
Gli incentivi sono validi non solo per le autovetture, ma anche per alcuni autoveicoli specifici e per il trasporto promiscuo, autocaravan, motocarrozzette, motoveicoli per il trasporto promiscuo e specifici. Oltreché per l’acquisto, i benefici possono essere fruiti anche per la riparazione.
Non tutti i disabili possono usufruire, però, di queste agevolazioni, ma solo le seguenti categorie:
- sordi e non vedenti ;
- portatori di handicap grave secondo la Legge 104, qualora si tratti di disabili psichici o mentali titolari d’indennità di accompagnamento, o di disabili affetti da pluriamputazioni, o con capacità di deambulazione notevolmente limitata;
- soggetti disabili con capacità motorie ridotte o assenti.
Le spese possono essere detratte anche dal familiare che ha fiscalmente a carico il disabile(il reddito annuo, perché il familiare sia considerato fiscalmente a carico, non deve superare 2.840,51 euro).
Vantaggi fiscali per acquisto veicolo e contrassegno disabili: verbale
Il decreto Sviluppo e Semplificazioni del 2012 [3] ha previsto che i verbali di invalidità, sordità, cecità civile e di handicap segnalino anche l’esistenza dei requisiti sanitari per il rilascio del “contrassegno disabili” e per le agevolazioni fiscali relative ai veicoli previste per le persone con disabilità (vedi Legge 104, acquisto auto per disabili).
Ecco le voci che si possono trovare nel verbale di handicap/ invalidità:
- persona con ridotte o impedite capacità motorie permanenti: questa dicitura consente l’accesso alle agevolazioni fiscali per l’acquisto di un veicolo, anche a prescindere dal riconoscimento dell’handicap grave, a condizione che il veicolo sia adattato stabilmente al trasporto o alla guida (per i titolari di patente con obbligo di uso di particolari dispositivi di guida);
- persona con handicap psichico o mentale di gravità tale da avere determinato il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento: questa dicitura consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli senza l’obbligo di adattamento e nei limiti previsti per legge, a condizione che sia riconosciuto anche l’handicap grave;
- persona con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni: la dicitura consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli, senza l’obbligo di adattamento e nei limiti previsti per legge, a condizione che sia riconosciuto anche l’handicap grave;
- invalido con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta: la dicitura non consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli, ma è utile per richiedere al proprio comune il rilascio del cosiddetto contrassegno invalidi;
- persona ipovedente grave: la dicitura consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli senza l’obbligo di adattamento e nei limiti previsti per legge, a prescindere dal riconoscimento dell’handicap grave;
- persona ipovedente medio-grave: la dicitura non consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli;
- persona “ipovedente lieve: la dicitura non consente l’accesso alle agevolazioni fiscali sui veicoli;
- l’interessato non possiede alcun requisito tra quelli di cui all’art. 4 del D.L. 9 febbraio 2012 n. 5: la dicitura sta a significare che la commissione medica non ha rilevato nessuna delle condizioni elencate e che l’interessato non ha diritto alle agevolazioni fiscali sui veicoli, né al contrassegno invalidi.
Agevolazioni fiscali Legge 104: spettano per l’auto cointestata?
I benefici fiscali legati all’acquisto di autoveicoli per disabili sono riconosciuti, alternativamente, o al disabile stesso, o al familiare che lo ha a carico.
Anche se, da un punto di vista logico, sarebbe più che corretto concedere l’agevolazione in presenza di cointestazione del veicolo, tanto più se uno dei cointestatari è il soggetto che ha a carico il disabile, una nota risoluzione dell’Agenzia delle Entrate è stato negato questo beneficio: secondo l’Agenzia, difatti, le norme che accordano agevolazioni devono essere interpretate in maniera letterale. Impossibile, dunque, riconoscere il beneficio in presenza di cointestazione del veicolo, poiché si violerebbe la legge, che prevede l’alternativa fruizione delle agevolazioni fiscali da parte o del soggetto disabile, o del familiare che lo ha in carico, senza ulteriori possibilità.
Detrazione Irpef per figlio disabile a carico
Se si ha un figlio a carico portatore di handicap grave secondo la Legge 104, l’ordinaria detrazione Irpef per figli a carico spettante è aumentata di 400 euro. Ciò vuol dire che la detrazione base, per il figlio minore di 3 anni, sarà pari a 1.620 euro annui anziché 1.220, e , se di età pari o superiore a 3 anni, sarà di 1.350 euro anziché 950.
Resta fermo l’aumento di 200 euro della detrazione per ciascun figlio a carico, nel caso in cui siano superiori a tre.
Contributo Inps da mille euro al mese
Una tra le agevolazioni più significative per i disabili ed i familiari che li assistono, in termini economici, è senza dubbio il programma Inps Home Care Premium, al quale si può aderire sino al 31 gennaio 2022: questo progetto si rivolge però ai soli dipendenti e ai pensionati pubblici, ai i loro coniugi, parenti o affini di primo grado non autosufficienti. Pertanto, potrebbe essere utile nel caso in cui chi presta assistenza sia o sia stato dipendente pubblico, o in cui l’assistito sia dipendente o pensionato pubblico.
Il progetto Home Care Premium, nel dettaglio, prevede due tipologie di prestazioni da parte dell’Inps, con il coinvolgimento di enti pubblici e ambiti territoriali sociali:
• un contributo economico mensile, sino a un massimo di 1.050 euro (1.250 euro per i disabili più gravi), denominato prestazione prevalente, da utilizzare per rimborsare le spese sostenute per l’assunzione di un assistente familiare;
• un servizio di assistenza alla persona, la cosiddetta prestazione integrativa (servizi personali domiciliari, prestazioni di sollievo, protesi, ausili, apparecchi…), erogata attraverso la collaborazione degli ambiti territoriali sociali (Ats), oppure da enti pubblici convenzionati che abbiano competenza a rendere i servizi di assistenza alla persona.
È possibile, se si possiedono i requisiti, inviare la domanda tramite il sito dell’Inps o tramite patronato; se si vuole presentare domanda dal portale Inps, bisogna accedere alla sezione Servizi, e successivamente alla prestazione Gestione dipendenti pubblici: domanda Assistenza Domiciliare (Progetto Home Care Premium).Deduzione dal reddito delle spese mediche generiche e di assistenza specifica
Un altro beneficio, valido sia per i disabili che per i familiari che li abbiano a carico, è l’integrale deduzione dal reddito dei seguenti costi:
- spese mediche generiche (come, ad esempio, l’acquisto di medicinali);
- spese di assistenza specifica. Rientrano nella categoria l’assistenza infermieristica e riabilitativa, le prestazioni fornite dal personale in possesso della qualifica di OSS, addetti all’assistenza di base, coordinatori delle attività assistenziali di nucleo, educatori professionali, addetti all’attività di animazione e di terapia occupazionale.
Detrazione dall’Irpef delle spese sanitarie per i disabili
Beneficiano di una detrazione del 19% dall’Irpef:
- le spese mediche specialistiche sostenute per il disabile;
- l’acquisto di mezzi d’ausilio alla deambulazione;
- l’acquisto di poltrone per inabili e minorati, di apparecchi correttivi e di ulteriori ausili specifici.
Anche in questo caso, tali spese possono essere detratte sia dal soggetto portatore di handicap, che dai familiari che lo hanno a carico.
Detrazione dall’Irpef dei costi per l’abbattimento delle barriere architettoniche
L’eventuale adattamento di un ascensore, la costruzione di rampe e l’abbattimento di barriere architettoniche in genere, se a favore di un disabile beneficiano della detrazione dall’Irpef pari al 36% dei costi. Dato che, però, l’attuale bonus per gli interventi di ristrutturazione è più alto (attualmente si ha diritto a una detrazione Irpef pari al 50% dei costi di ristrutturazione, sino a un tetto massimo di 96mila euro) la detrazione al 36% può essere richiesta soltanto sull’eventuale eccedenza della quota di spesa per la quale è stata già domandata l’agevolazione per ristrutturazione edilizia.
Anche in questo caso, la detraibilità è valida per il parente che ha in carico il disabile, o, in alternativa, per il soggetto stesso.
Detrazione Irpef dei costi di assistenza per i soggetti non autosufficienti
I soggetti non autosufficienti, se la condizione risulta da un’apposita certificazione medica ed a prescindere dal possesso di handicap, possono detrarre dall’Irpef il 19% delle spese per l’assistenza, sino ad un massimo di 2.100 euro l’anno, se il reddito annuo non supera 40mila euro. L’agevolazione, fruibile anche dai familiari che hanno a carico questi soggetti, può essere cumulata con la deduzione dei contributi versati ai lavoratori domestici (nella misura massima, ricordiamo, di 1.549,37 euro).
Agevolazione Legge 104 per l’acquisto di pc e sussidi informatici
Sono previsti degli incentivi per l’acquisto di mezzi tecnici ed informatici a beneficio dei portatori di handicap grave secondo la Legge 104.
Le apparecchiature devono essere atte a facilitare la comunicazione, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente, l’accesso all’informazione ed alla cultura.
Sono agevolabili, ad esempio, computer, modem, fax, telefoni con vivavoce, tablet, etc.
I benefici consistono, nel dettaglio:
- in una detrazione dei costi dall’Irpef pari al 19%;
- nell’applicazione dell’Iva agevolata al 4%.
Altre agevolazioni fiscali per disabili
Ricordiamo, tra i residui benefici fiscali per i disabili, l’agevolazione forfettaria per l’acquisto ed il mantenimento di un cane guida, l’esenzione dalla tassa sulle imbarcazioni, il trattamento di vantaggio sull’imposta sulle successioni e le donazioni (ossia l’applicazione di una franchigia pari a un milione e mezzo di euro), l’aliquota Iva al 4% per l’acquisto di prodotti editoriali specifici (con supporti audio o scrittura braille).
Reddito di cittadinanza per disabili beneficiari della legge 104
Il decreto sul reddito di cittadinanza definisce le persone con disabilità come coloro che sono considerati disabili ai fini Isee.
I disabili, nell’accesso al reddito di cittadinanza o alla pensione di cittadinanza, ricevono benefici aggiuntivi:
- la scala di equivalenza è aumentata a 2,2 per le famiglie con disabili gravi o non autosufficienti;
- la pensione di cittadinanza spetta non solo ai nuclei con componenti over 67, ma anche con disabili;
- i massimali relativi al patrimonio mobiliare familiare sono incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo, e di 7500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza;
- i disabili, come definiti ai fini del collocamento mirato, non sono obbligati ad attenersi alle misure di politica attiva del lavoro, obbligatorie per ottenere il sussidio nella generalità dei casi (fruiscono, comunque, delle misure di collocamento mirato e di tutele particolari).
Per approfondire: Reddito di cittadinanza per beneficiari della Legge 104.
Ape sociale per chi assiste disabili gravi
Chi assiste da almeno 6 mesi un familiare convivente di 1° grado portatore di handicap grave, se ha almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi può chiedere l’Ape sociale: si tratta di un assegno che spetta sino al perfezionamento del requisito di età per la pensione di vecchiaia.
In casi specifici, è possibile ottenere l’indennità anche se si assiste un familiare disabile grave di 2° grado. Le donne, inoltre, possono ottenere una riduzione del requisito contributivo di un anno per ogni figlio, sino a un massimo di 2: possono dunque accedere all’Ape sociale con un minimo di 28 anni di contributi.
L’assegno, a carico dello Stato, è pari alla futura pensione, ma non può superare 1500 euro mensili.
ARTICOLO COPIATO DA: https://www.laleggepertutti.it/132988_legge-104-guida-alle-agevolazioni